Sociology Essay on Deviance in Italian
Essay by Konstantina Gkritzapi • November 7, 2016 • Coursework • 1,709 Words (7 Pages) • 1,225 Views
Il concetto di devianza è difficile da definire poiché non viene usato nel linguaggio comune in modo accurato e conforme all’indicazione di una categoria sociologica. Inoltre, i rari contesti specifici in cui questo viene utilizzato, come la devianza minorile o la devianza sessuale, non permettono il cogliere del suo significato più astratto e generale. Un esempio di descrizione di devianza è quella ridotta ad uno stato patologico in cui viene considerata come qualità intrinseca di una persona o qualità obiettiva di un atto però i criteri biologici non sono applicabili, se non per analogia, all’azione sociale. Un’altro è quello di devianza come condotta trasgressiva: abitualmente vengono ritenuti devianti atti di infrazione delle regole quotidiane, come l’abbigliamento inadeguato o la violazione di norme sessuali, ma questa definizione non tiene in conto dei casi che non infrangono alcuna regola. In genere sono devianti quelli atti pubblicamente 'costruiti' come problemi sociali. Esistono molte classificazioni differenti, ma quasi tutte comprendono: la criminalità, la delinquenza giovanile, la violenza, il suicidio, l'abuso di droghe, l'alcolismo, la malattia mentale. Per questo motivo qualsiasi analisi del concetto di devianza deve partire tracciandone la genesi nell'ambito della sociologia.
I fenomeni che caratterizzano la devianza erano senz’altro già compresi nei sistemi culturali prima che questa diventasse oggetto di studio delle scienze sociali. Tuttavia si ebbe la nascita del concetto di devianza come inteso dallo studio della sociologia verso la fine del XIX.
Si può partire citando Max Weber, uno dei fondatori della sociologia che, nonostante non avesse parlato di devianza, diede il suo contributo analizzando l’azione sociale. Egli sostenne la necessità dell’avalutatività della ricerca non ritenendo esistenti valori assoluti e, di conseguenza, per studiare i comportamenti degli individui bisognasse focalizzare l’attenzione sull’agire e verificare la razionalità del gesto rispetto allo scopo, risultante da un calcolo di mezzi e fini. Secondo Weber l'azione razionale rispetto allo scopo sarebbe il criterio dominante di giudizio e di scelta delle condotte nella società moderna. Quest’ultimo fa parte di uno dei quattro ideal-tipi dell’azione sociale teorizzati da lui.
Un’altro contributo fondamentale è stato quello del pensiero di Marx, caratterizzato dalla visione del materialismo storico. Egli considera colpevole del atteggiamento deviante non l’individuo ma la stessa società e considera i disagi sociali dipendenti da fattori economici. Coloro che detengono il controllo dei mezzi produttivi, la classe dominante, usano il potere economico per dominare anche su altre sfere come quella del sistema di giustizia penale. L’uomo appartenente alle classi inferiori esprime il malessere portato da una struttura ingiusta attraverso i crimini ed è interesse dei ceti dominanti trasformare i problemi legati al conflitto tra le classi sociali in fenomeni di patologia sociale da controllare al fine di mantenere il proprio status-quo.
Considerato il fondatore della sociologia intesa come disciplina autonoma, ‘Emile Durkheim diede il primo contributo del funzionalismo allo studio della devianza: l'idea paradossale che la devianza non sia un fenomeno puramente negativo e patologico bensì svolga un ruolo fondamentale e addirittura positivo nel mantenimento dell'ordine sociale. Per il sociologo, il reato non è patologico e anormale ma è, al contrario, necessario e utile. Egli teorizza la normalità dell’atteggiamento deviante: non esisterà mai una società senza devianza. Inoltre il crimine svolge precise funzioni sociali essendo “un fattore di salute pubblica, una parte integrante di tutte le società sane". Esso contribuisce a rafforzare la coscienza collettiva, segnare i confini di ciò che è lecito e anticipare mutamenti sociali desiderabili. Con lo studio sociologico non si distingue in assoluto ciò che è giusto da ciò che è sbagliato ma il patologico da ciò che è conforme solo una volta resi espliciti i criteri morali di riferimento di una certa società.
L’autore parla anche del reato come preparatorio a cambiamenti futuri della società. Se tutti si comportassero in modo conforme rispetto alla coscienza collettiva è più difficile che la società cambi. Così ciò che è considerato reato potrebbe non esserlo più in un futuro più o meno lontano.
Un altro contributo fondamentale fu quello rappresentato dalla definizione di “anomia”, cioè mancanza di norma. Tale concetto caratterizza la società moderna soggetta a rapidi cambiamenti in cui i vecchi valori e punti di riferimento perdono le loro funzioni in assenza di nuovi valori sostituenti. Gli individui sono portati ad uno stato di disorientamento causato dalla debolezza della regolamentazione morale.
In quello che è considerato il più importante scritto di sociologia della devianza, Merton trasformò la nozione di anomia di Durkheim in una nuova formula sociologica in grado di spiegare l'esistenza della devianza nelle società democratiche moderne. L’anomia per il funzionalista non è più l’assenza di norme ma la situazione involontaria creatasi in presenza di un divario strutturale tra fini e mezzi. Si tratta di una società che propone dei traguardi da raggiungere uguali per tutti ma non offre le stesse opportunità o mezzi.
La risposta più diffusa è il conformismo che comporta l’accettazione dei mezzi legittimi e dei traguardi approvati. Esistono tuttavia degli adattamenti devianti come l’innovazione, cioè la condivisione dei traguardi perseguiti attraverso mezzi illeciti, e la rinuncia, cioè il rifiuto sia dei fini prescritti che dei mezzi. La concezione mertoniana ha ricevuto numerose critiche poiché reifica la struttura sociale e trascura la questione del controllo sociale, ma ebbe come importante conseguenza lo sviluppo della teoria delle sub-culture, specialmente a proposito della criminalità giovanile. Di tale argomento si occupò Cohen che considerò il comportamento deviante come collettivo da parte di chi non riesce a realizzarsi nelle mete proposte dalla società. Egli analizzò la creazione di band criminali giovanili composte da individui esclusi e frustrati dal sistema della società. Essi così creano una subcultura all’interno della quale assumono dei comportamenti conformisti.
Durkheim è inoltre il padre di una concezione costruzionista della devianza che influenza gran parte della sociologia della devianza successiva: “non bisogna dire che un atto urta la coscienza comune perché è criminale, ma che è criminale perché urta la coscienza comune” - siamo noi a decidere cosa è deviante e cosa non lo è. Da
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